Ignazio Masulli
Storico contemporaneista

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2015 – Lampedusa
Ignazio Masulli, in Storia mondiale dell’Italia, a cura di Andrea Giardina con la collaborazione di Emmanuel Betta, Maria Pia Donato, Amedeo Feniello, Editori Laterza, Roma- Bari, 2017, pp. 817- 820.
La Storia mondiale dell’Italia ripercorre un cammino lungo 5000 anni per tappe e si compone di 176 brevi saggi di altrettanti autori che ricostruiscono quelle tappe attraverso episodi emblematici.
L’opera inizia con l’uomo ritrovato nel ghiacciaio delle Alpi e vissuto nel 3200 a.C. e si chiude col naufragio al largo delle coste libiche di circa 700 migranti diretti a Lampedusa il 17 aprile 2015.
E’ una storia che si contrappone alle concezioni falsamente identitarie oggi prevalenti. Infatti nella sua storia mondiale “Italia” definisce uno spazio fisico molto particolare nel bacino del Mediterraneo. Un luogo che è stato nel tempo punto di intersezione tra Mediterraneo orientale e occidentale, piattaforma e base di un grande impero, area di massima espansione del mondo nordico e germanico e poi di relazione e di conflitto tra Islam e Cristianità. E così, via via, fino ai nostri giorni quando l’Italia è uno degli approdi dei grandi flussi migratori che muovono dai tanti Sud del mondo. Sicché la nostra storia deve essere indagata e compresa in termini di relazione tra ciò che arriva e ciò che parte, tra popoli, culture, economie, simboli. In questo senso il saggio di Ignazio Masulli, 2015 – Lampedusa, chiude l’opera nel modo più emblematico. Come scrive Andrea Giardina nell’Introduzione, “…l’accelerazione della storia ha fatto di Lampedusa, nei nostri giorni, il luogo d’Italia che più parla al mondo”. Il saggio di Ignazio Masulli dimostra quanto siano false e strumentali le paure alimentate da chi fa credere che i migranti minacciano il lavoro, la sicurezza ed il benessere delle popolazioni originarie. Al contrario, essi rappresentano una risorsa, a questo punto indispensabile, per il riequilibrio demografico dei paesi europei e gli Usa, per la loro crescita economica, né comportano aggravi della spesa pubblica. Infatti, quando il loro lavoro viene regolarizzato, i contributi che essi versano al fisco sono più del doppio delle spese sociali e altre di cui usufruiscono. Sicché partiti e governi nazionalisti e xenofobi ingannano l’opinione pubblica e condannano i loro paesi a politiche di chiusura che ne soffocano le necessarie trasformazioni e possibilità di sviluppo.